Colosseo


Il Colosseo
    L'anfiteatro, che prese il nome dalla famiglia imperiale dei Flavi che lo fece erigere, s'innalza nell'area in cui l'Imperatore Nerone aveva allagato la depressione tra i colli Oppio, Celio e Palatino con un lago artifiaciale. Qui i Flavi vollero donare alla città di Roma un edificio pubblico e molto rappresentativo, costruendolo sulle ceneri di un'opera voluta dal tirannico e sanguinario Nerone, per sua personale delizia. Appena nominato Imperatore, Vespasiano ordinò la costruzione dell'anfiteatro - Colosseo fu chiamato perché adiacente vi si trovava il gigantesco Colosso raffigurante Nerone. Il bacino del lago artificiale, scavato in un banco di tufo, offrì il vantaggio di evitare ai costruttori di rimuovere e trasportare altrove migliaia di metri cubi di terra. Furono adoperati 100.000 mc. di travertino proveniente dalla cave della Acque Albule di Tivoli. E' il primo anfiteatro costruito a Roma non poggiante sul terreno in declivio, ma edificato in alzato, giovandosi della tecnica costruttiva delle volte, perfezionata nel I. sec.a.C., che permise di costruirlo in pietra e non più in legno, come nel passato.
    Durante il Medioevo, il C. fu depredato del ferro abbondante nelle grappe che collegavano i blocchi tra loro: questi furono scavati per raggiungere i perni ed asportarli. I numerosi fori del C. sono dunque la testimonianza di queste aggressioni e non i buchi aperti appositamente per le grappe sorreggenti un rivestimento di marmi pregiati, mai esistito.
    L'arena al di sopra degli ipogei (cunicoli sotterranei dove erano tenute le belve feroci) era un tavolato di legno cosparso di fine sabbia, per evitare che i carri tirati dai cavalli potessero scivolare. Gli storici narrano che il pavimento bruciò il 23 agosto del 217 d.C. nel giorno delle Feste Vulcanalia, colpito da un fulmine. I danni furono    tali che per 6 anni gli spettacoli furono trasferiti altrove.
    Il poeta Calpurnio racconta che intorno all'arena era collocata una forte rete metallica di maglia dorata con zanne d'elefante conficcate al suo interno e rivolte verso l'arena e, alla sommità, una fila ininterrotta di rulli d'avorio, posti orizzontalmente in modo da ruotare, impedendo alle fiere di servirsene come punto d'appoggio per scavalcare la balaustra e aggredire gli spettatori.
    Il Colosseo era dotato di un velamen, gigantesco velo capace di coprire l'anfiteatro stesso, come protezione contro il sole. Il suo funzionamento era adibito all'abilità di 100 marinai scelti tra quelli della flotta romana di Capo Miseno.
Vista completa del Colosseo
Turisti di fronte al Colosseo
    Svetonio e Marziale ricordano che l'anfiteatro non ospitava solo giochi e lotte di gladiatori, ma nei primi tempi anche naumachie: l'arena veniva allagata, trasformandosi in un laghetto artificiale. La sua superficie non poteva essere di legno; forse, non esistevano ancora neppure gli ipogei. Sembra infatti assai probabile che la pavimentazione in legno e la costruzione degli ipogei siano stato realizzato solo in seguito: inizialmente, l'arena era una vasca artificiale o un piano di terra e quando furono costruiti gli ipogei, cessarono le battaglie navali.
    Il sedile spettava a chi l'occupava, anche se lasciato per breve tempo. Solo l'Imperatore e le alte cariche dello Stato insieme ai patrizi avevano il posto loro asseganto. Da questo stato di cose, l'origine dei detti romani, come "Chi gira pe' Roma perde 'a portrona" oppure "So' annato ar Campidojo e er posto lo rivojo".     Si narra che l'immensa mole del Colosseo sia stata eretta in un solo anno da parte di 12.000 ebrei sotto la direzione di un infelice che rallegrò con il suo stesso supplizio uno dei primi spettacoli che vi furono dati.     Il poeta Longfellow racconta che ci vollero invece 10 anni di lavoro continuo da parte di 15.000 uomini per portare a termine l'impresa. Prudenzio o Gaudenzio, l'architetto, per ricompensa alla propria opera ebbe l'onore di essere gettato vivo, per primo, alle belve, inaugurando la lunga storia di sangue e crudeltà dell'edificio da lui ideato.
    A partire dall'VIII secolo, l'anfiteatro assunse il nome di Colosseo per la prima volta in un epigramma di Beda:

Quamdiu stabat Colyseus
Stabit et Roma;
Quamdo cadet Colyseus
Cadet et Roma;
Quamdo cadet Roma
Cadet et mundus.

(Finchè resisterà il Colosseo, resisterà anche Roma;
quando cadrà il Colosseo, cadrà anche Roma;
quando cadrà Roma, cadrà anche il mondo).


    Nell'XI sec. fu trasformato in fortezza dalla ricca famiglia dei Frangipane, per passare poi di proprietà degli Annibaldi. Nel 1244 Innocenzo IV dichiarò il Colosseo proprietà della Chiesa. All'interno vi si collocarono modeste abitazioni ed opifici.
    Nel 249 d.C., il millenario dalla fondazione di Roma fu festeggiato con grandi celebrazioni e spettacoli e perfino con una battaglia a cui parteciparono 2.000 gladiatori e morirono molti animali, tra cui elefanti, giraffe, alci, ippopotami, zebre, tigri e iene.
Il Colosseo visto dal Colle Oppio

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Testi a cura di Silvia Zanini

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