SAN SEBASTIANO   La basilica di San Sebastiano era in origine un luogo di culto sorto lungo la Via Appia, nel sito dove la tradizione vuole che nel 258 fossero state collocate le reliquie dei Santi Pietro e Paolo. L'intero complesso era costituito da una semplice tettoia il cui muro affrescato era coperto da graffiti dei fedeli e da una sala minore con una lunga rampa che portava in basso ad una sorgente.
  In epoca costantiniana venne costruito un ampio cimitero coperto, come a San Lorenzo fuori le Mura, quasi coevo. La chiesa attuale, che sorge poco dopo l'incrocio della Via Appia con la Via delle Sette Chiese, occupa solo lo spazio dell'antica navata centrale: l'originaria basilica era più grande, ma le navate laterali, che raggiungevano i 7 metri e mezzo di larghezza, sono oggi trasformate in musei e sacelli. Un quadriportico introduceva alla chiesa dalla strada, che era all'interno divisa in tre navate da due serie di pilastri in muratura, su cui erano impostati archi; le navate laterali erano in collegamento tramite un nartece interno alla facciata e un deambulatorio semicircolare che girava intorno all'abside. La copertura era affidata a semplici capriate lignee a vista e il pavimento era completamente lastricato di tombe; altre sepolture erano disposte lungo le pareti e all'esterno si ammassavano mausolei di vario tipo. La memoria apostolica sorgeva in mezzo alla chiesa, ma il punto esatto non è stato identificato. Nel IV secolo le reliquie dei Santi Pietro e Paolo furono traslate nelle rispettive basiliche titolari. Al tempo di Sisto III (432-440), l'edificio risultava intitolato a San Sebastiano, che fu sepolto nella vicina catacomba nel 290.
CATACOMBE   Secondo la tradizione agiografica, risalente al V secolo, Sebastiano era un soldato dell'esercito imperiale che, pentitosi della crudeltà delle persecuzioni contro i cristiani e avendo lui stesso rifiutato gli dei pagani, fu condannato a morte dall'Imperatore Diocleziano. Fu legato a una colonna e trafitto da numerose frecce. Ritenuto ormai morto, fu abbandonato. Una vedova di nome Irene lo soccorse e lo guarì, così che Sebastiano si presentò all'Imperatore proclamando il suo credo religioso. Diocleziano ordinò che il ribelle venisse ucciso a randellate, sul Palatino: il suo corpo fu poi gettato nel Tevere attraverso la Cloaca Massima. Ma prima di arrivare al fiume, si impigliò nei pressi di San Giorgio al Velabro, dove fu raccolto dalla matrona Lucina, che provvide a dargli una degna sepoltura, nelle catacombe che da San Sebastiano presero il nome.
  Nell'826 il corpo del Santo, conservato nella cripta, fu rimosso, forse per timore dei Saraceni, e trasferito a San Pietro. Dopo vent'anni, la chiesa subì la profanazione e il saccheggio dei pirati e, insieme al monastero, risalente ai tempi di Sisto III, venne abbandonata. Pochi anni dopo, tuttavia, Niccolò I (858-867) riformò il complesso, affidato tre secoli più tardi ai Cistercensi. Nel 1218, Onorio III (1216-1227), venendo incontro alle richieste dei frati, riconsacrò l'altare e promosse una vasta campagna di restauri. Sorsero allora il campanile, oggi molto trasformato, ed il chiostro, rinvenuto dopo gli scavi del nostro secolo sotto la navata sinistra, già dal X secolo isolata dalla navata centrale.
PIANTA   Soltanto nel 1563 l'altare maggiore, posto nella zona absidale, ma in origine collocato in mezzo alla navata e collegato mediante una scala alla camera sepolcrale del martire, fu spostato lungo la parete destra. La trasformazione del complesso nelle forme attuali ebbe luogo quando i Cistercensi abbandonarono la chiesa, che fu data in ammenda al potente cardinale Scipione Borghese, nipote del Papa Paolo V (1605-1621). Il cardinale promosse una grande opera di ristrutturazione affidata prima a Flaminio Ponzio e, alla sua morte, nel 1613, a Giovanni Vasanzio. Vennero allora rifatti il pavimento ed il soffitto, costruite le due cappelle delle Reliquie e di San Sebastiano, rinnovata la facciata e l'architettura in generale.
  Il cardinale Francesco Barberini intese proseguire l'opera del Borghese, facendo costruire la cappella del Santo nel 1676; Clemente XI Albani volle un sacello dedicato al SS. Sacramento: la pianta quadrata con abside e cupola è invenzione di Carlo Fontana.
  Durante l'Ottocento sono stati intrapresi gli scavi archeologici tesi a ridare alla luce la struttura originaria della basilica paleocristiana, i cui resti sono ancor oggi visibili attraverso un accesso posto sul lato sinistro della chiesa.

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Sito a cura di Silvia Zanini
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