All'inizio si e' accennato all'ambiente cinematografico e al clima artistico in cui questo film viene concepito: e' la meta' degli anni '20 e le esperienze surrealiste ed impressioniste producono le piu' importanti ricerche in ambiente scenografico. La scenografia per Marcel L'Herbier e' il fattore determinante per concepire un film come opera d'arte. Egli stesso, giustificando la sua estetica, dira' che <<l'arte e' essenzialmente una forma di esagerazione....l'arte comincia con la decorazione astratta.>> (Franca Angelini, Luigi Pirandello e Marcel L'Herbier in "Teatro Contemporaneo", Roma, Lucarini, anno II, febbraio-maggio 1983, pg.275). Per questo tra i suoi collaboratori figura Alberto Cavalcanti, uno dei piu' affermati teorici cinematografici e propugnatore dei film avanguardistici. Nel film la scenografia da lui creata si divide in due parti: gli esterni e gli interni. I primi sono molto armoniosi e naturali e gli ambienti molto omogenei tra di loro, invece gli interni sono ricchi di simbolismi (inferriate in casa della suocera per alludere alla prigione, crocefissi ovunque per insistere sulla religiosita', etc) che donano al film una particolare atmosfera; e' da sottolineare che l'incongruenza tra locali dello stesso ambiente rende difficile identificare precisamente il luogo dell'azione, ad esempio la pensione romana somiglia quasi ad un convento, per via del lungo corridoio bianco e spoglio che stride con le camere riccamente arredate. Lo spettatore rimane spaesato di fronte alla visione di ambienti cosi' differenti tra loro, in quanto sembra che i protagonisti siano passati da un luogo all'altro senza che egli se ne sia accorto. |