Anche se City Lights è un film muto, si può considerare ad un passo dal sonoro. Infatti, sia la musica che i rumori sono registrati con quelle nuove tecniche di sincronizzazione che ormai si andavano imponendo in maniera clamorosa. Fin dalla sequenza di apertura, in ogni modo, Chaplin dimostra tutto il suo disprezzo per il cinema parlato. Infatti, mentre pompose personalità pronunciano discorsi di circostanza sulla pace e sulla prosperità nel mondo, le loro voci sono sostituite da "gorgoglii incomprensibili, realizzati dallo stesso Chaplin parlando nel becco di un sassofono".
In questo modo Chaplin fa intervenire la musica direttamente nell'azione ed è grazie a questa che la scena assume un tono comico, permettendogli di mettere alla berlina sia le convenzioni dei borghesi sia il cinema parlato. Il suono prodotto dal sassofono è determinante per la comicità della scena, in quanto Chaplin crea l'illusione che sia proprio quella in realtà la voce dei protagonisti. E' uno stratagemma che si ritrova anche nella sequenza del party a casa del milionario, dove Chaplin mostra l'altra faccia della borghesia, quella privata, viziosa e ridicola: la voce del tenore è sostituita dalle note di una musica da camera continuamente interrotta da Charlot. Costui ha inghiottito un fischietto e comincia a singhiozzare proponendosi come elemento di disturbo in un ambiente mondano. I suoni prodotti dal fischietto sono i primi suoni usciti dalla bocca di Charlot.
Chaplin utilizza i rumori soprattutto in chiave comica, intuisce che grazie agli effetti sonori può rendere più o meno divertente una scena. Per esempio, nella sequenza del night club, la prima che inserisce Charlot in un ambiente mondano, questi si trova davanti ad un piatto di spaghetti e comincia ad inghiottirli uno per volta: il rumore che si sente, simile ad un fischio, rende la scena esilarante. Nella sequenza dell'incontro di boxe è evidente l'utilizzo comico dell'effetto sonoro: Chaplin fa sì che il rumore del gong condizioni direttamente l'azione e divenga fondamentale per la comicità della scena, si veda in particolare il momento in cui la corda che serve ad azionarlo si attorciglia al collo di un improbabile Charlot boxer.
In una delle ultime sequenze del film, Chaplin utilizza i suoni anche in chiave drammatica. Il suono delle sirene ed il rumore della pistola hanno appunto la funzione di sottolineare la drammaticità della scena. Il suono dello sparo non ha lo stesso significato che aveva nella sequenza del secondo tentato suicidio, dove aveva una funzione comica e la pistola poteva sembrare quasi un giocattolo; qui no, lo sparo è rivolto verso Charlot e la pistola diventa il simbolo della violenza e dell'arroganza del potere.
In definitiva si può vedere come Chaplin con questo film ribadisca la sua fedeltà al cinema muto, ma con City Lights inizia per lui una sorta di processo di assuefazione al cinema sonoro, che lo porterà entro pochi anni a cambiare il personaggio di Charlot per dargli finalmente la parola.