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War in Kosovo: Immagini di guerra

     Films come Full metal Jacket, Salvate il soldato Ryan, La sottile linea rossa ci esprimevano a tinte forti la drammaticità del nostro passato, del passato dei nostri padri, sono la riflessione più pura dell' ombra sul viso dei nostri nonni, quando gli si chiedeva della guerra.
     Chi di noi non ha visto la metamorfosi terribile nel volto radioso di uno spensierato vecchietto, magari divertito da un giorno di festa, al solo richiamo imposto da una frase accidentale di un nipotino, dalla rievocazione fulminea dell'agonia della guerra, le sopracciglia di colpo aggrottate, il velo scuro di uno sguardo perso nei ricordi terribili della paura, del coraggio, della perdita di un amico. Quello stesso sguardo, la sensazione di vuoto e di incertezza lentamente, ma percettibilmente si è impossessata anche di noi, di noi che non abbiamo vissuto dal vivo immagini raccapriccianti, ma che viviamo la nostra tranquillità con l'ansia e la tensione che si respira a pochi chilometri dalle nostre case.
     Interminabili settimane si susseguono dall'inizio dei bombardamenti, ed ora le scene di quei films urtano la nostra realtà, sono quelli i ricordi che ci restano vicini, che ci fanno trepidare e che ci richiamano ad un senso di responsabilità.
     Mille volte ci siamo chiesti come sia possibile scatenare una aggressione militare, come possa essere stato l'uomo in passato così pazzo da permettere una tale tragedia, come possa l'odio e l'orgoglio aver avuto tanto seguito.
     Ebbene ora assistiamo in prima persona, ogni giorno al decollo di bombardieri, alla partenza delle navi, dei volontari, essi rappresentano i mezzi e il senso di responsabilità, l'esigenza di dover fare qualcosa. Un qualcosa di ingiusto, di distruttivo, che cerca di essere etico, ma che è solo terribilmente umano, drammatico, forse inevitabile, ma che è Guerra!
     Non possiamo che essere tristi e inorriditi dalla situazione, perchè i nostri politici, la nostra diplomazia non hanno saputo arginare l'escalation di dolore che si innesca vorticosamente in questi giorni, ma non possiamo nemmeno esimerci dalla condanna più assoluta di una classe dirigente di un popolo vicino alle nostre coste, che per rivendicazioni nazionalistiche non ha esitato nell'imporre un regime marziale, deportando migliaia di persone. Abbiamo visto attraverso gli occhi delle telecamere colonne lunghe chilometri di disperati farsi largo nella neve per fuggire dalle loro case, e quella disperazione mi ha riportato alla mente una scena drammatica di Shindler's list.
     Chi non ricorda il momento in cui Schindler, un uomo disinibito, un arrivista e dai pochi scrupoli morali assiste a cavallo su una collina ai rastrellamenti delle truppe naziste? Col binocolo segue il percorso di un cappottino rosa, di una bambina che incosciente della tragedia si divincola dalle schiere dei deportati e cerca di ritornare a casa.
     Nessun soldato prende in considerazione la sua corsa poichè ognuno vede lo sfondo scuro della guerra, del dovere, dell'ubbidienza, ha perso dietro la paura e il pericolo i colori della vita, il senso dell'esistenza.
     Ma l'animo di un uomo, nè onesto nè puro, ma di un uomo di potere e che poteva fare qualcosa subisce una scossa veemente.
     La sua ilarità sconsiderata, i suoi privilegi si infrangono quando, da lontano, col binocolo osserva le lacrime della bimba che si fa largo tra i fumi, tra i soldati, tra i morti, e la drammaticità si confonde con la tenerezza, infrange la pellicola in bianco e nero il rosa pallido di un cappottino. La coscienza dell'uomo si risveglia e nonostante gli errori, la lascività che lo caratterizzano egli si limita ad essere uomo in un mondo che aveva perso la sua umanità. Cerca col suo lavoro di essere d'aiuto, semplicemente. Anche se questa è una rivista di intrattenimento e di finzione, non poteva esimersi la nostra coscienza dal pensiero breve e contenuto ad avvenimenti così indegni e drammatici.
     Speriamo che queste riflessioni purtroppo oggi così attuali spingano qualcuno ad unirsi nelle offerte e negli aiuti presso i centri umanitari gestiti dal nostro governo, convinti che la solidarietà rappresenti l'unica certezza nelle ombre di questi giorni di violenza.



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(c)1999 by Diego Rossi