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Le donne in "Padrona del suo destino"

     Storie di donne, profili narrati sullo sfondo della Venezia del 1500, che potrebbero, oppurtunamente adattati, rivivere in qualsiasi epoca. La protagonista Veronica Franco, istintiva, passionale, ribelle, con estrema spontaneità e naturalezza si aspetterebbe che il suo amore, ricambiato, per Marco Venier possa sfociare nel matrimonio, ma ahimè a quei tempi - illudiamoci che oggi sia diverso - il matrimonio era un contratto e non una questione di amore. Così, contro il suo volere, Veronica é costretta ad imparare che la realtà è cinismo e non idealismo; scopre la sensualità, il potere di una donna sugli uomini, se può attrarli fisicamente sottraendosi però al loro controllo non essendone innamorata; impara a gestire il suo corpo, a curare i gesti, gli sguardi, gli ammiccamenti; tutto ciò che avrebbe desiderato riservare solo al suo uomo e che mai avrebbe voluto mischiare con il "vile denaro", diventa la sua unica fonte di sostentamento.

     Pur essendo una cortigiana, Veronica è talmente intelligente da conservare in ogni situazione la sua dignità, da non risultare mai volgare, da essere prima la poetessa colta e brillante e poi la cortigiana bella e appagante. E' in grado di studiare gli uomini, sedurli, intuendo cosa desiderano, facendoli sentire unici nell'universo, ma è anche testarda e battagliera, non si dà per vinta al suo ruolo di donna e all'inferiorità alla quale vorrebbero relegarla. Tuttavia Veronica è comunque una donna e come tale non è immune ai sentimenti: Marco riesce a convincerla a rinunciare alla sua indipendenza in cambio del suo amore, seppur come cortigiana e non come moglie. La passione di Marco è però sincera e talmente forte da meritare la solidarietà di Venezia, salvando Veronica dal rogo della Santa Inquisizione. Altre immagini di donne ruotano intorno alla figura di Veronica. La madre, cortigiana, figlia di cortigiana, lascia che la figlia scopra da sola la crudeltà della verità, la realtà della vita: "qualunque sia il diavolo che vuoi, lo guarderai in faccia". Si rammarica nel vedere che la figlia sceglie l'istinto, l'amore per Marco piuttosto che la razionalità, il potere economico, derivante dal mestiere di cortigiana, indipendente da tutti e anche da sé stessa perché immune ai sentimenti. Anche il cinismo dell'età adulta si indebolisce divenendo pentimento e paura: in prossimità della morte la madre implora il perdono della figlia per averla spinta a quella vita e per non esser stata in grado di procurargliene un'altra. Bea, l'amica d'infanzia di Veronica, nonchè sorella di Marco, è più mite, il suo ceto sociale elevato non le permette colpi di testa, è serenamente rassegnata nell'andare in sposa ad un uomo più vecchio, tutt'altro che attraente, che non conosce e non potrà mai amare, tanto da chiedere a Veronica di insegnare a sua figlia la libertà di una cortigiana. E' lei l'unica donna a trovare il coraggio di parlare al processo di Veronica, in una società dove alle donne non è concesso nemmeno alzare lo sguardo. Giulia, la moglie di Marco, istruita fin da bambina ad obbedire, ad assecondare il proprio marito, a non avere desideri, esigenze. E' totalmente incapace di amare e probabilmente anche di odiare, nessuno le ha mai insegnato ad assecondare le sue emozioni, fino al punto di arrivare a non provarle, la sua unica colpa è di non avere la forza di ribellarsi alla sua condizione di inferiorità mentale.

     Tutto ciò che ho scritto non pretende di essere ciò che l'autore intendeva comunicare, ma semplicemente ciò che io ho recepito, chiedo venia per eventuali errori di interpretazione o riferimenti sbagliati.



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(c)1999 by Alessandra Pezzella